Opinione

Il Paese che non sa spendere. Il punto di Corrado Formigli

I giorni dell’esultanza, quando quasi 200 miliardi di euro di Pnrr furono promessi dall’Europa in cambio di riforme e progetti esecutivi, sono finiti. Ci stiamo progressivamente rendendo conto che quei soldi non li riceveremo mai

bandiera europa
Daniel DayGetty Images

C’è una nube nera che si addensa sull’Italia. Un senso di sfiduciata attesa per i risultati economici, la crescita, la capacità di ammodernare il nostro Paese. Stiamo mancando l’appuntamento più atteso. I giorni dell’esultanza, quando quasi 200 miliardi di euro di Pnrr furono promessi dall’Europa in cambio di riforme e progetti esecutivi, sono finiti. Ci stiamo progressivamente rendendo conto che quei soldi non li riceveremo mai. Comunque, non per intero. Parliamo di infrastrutture viarie, autostrade digitali, scuole e asili, ospedali, tribunali efficienti, litorali ben curati, musei valorizzati, boschi piantati, transizione verde…

L’Italia dei sogni ha avuto una grande chance. Ma in breve tempo ci siamo resi conto che il nostro problema non è avere il denaro, quanto saperlo spendere. In sostanza, il grande guaio italiano è la sua penosa classe dirigente. Parlo del settore pubblico in tutte le sue declinazioni. Partiamo dal Parlamento: una riforma costituzionale, molto applaudita dai populisti, ha dimezzato il numero dei nostri rappresentanti. Ma, con un miracolo al contrario, la qualità dei candidati è perfino peggiorata. Abbiamo deputati e senatori per la maggior parte scelti in base a fedeltà e obbedienza, incasermati dai leader di partito e per di più inesperti.

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Mai si era visto, per dire, un disastro come quello dello scorso 27 aprile, quando il Governo è andato sotto sullo scostamento di bilancio, cruciale per l’avvio dei provvedimenti economici tanto sbandierati. Motivo? Tanti deputati assenti per via del ponte lungo fra la festa della Liberazione e il primo maggio. I cittadini aspettano misure che alleggeriscano il peso delle tasse e dell’inflazione? Che attendano pure, il deputato col trolley è in vacanza. Quale affidabilità può avere in Europa un Parlamento affondato dall’assenteismo? Che fiducia avrà Bruxelles in un Paese che non riesce a reclutare nelle amministrazioni tecnici competenti nello spendere soldi pubblici?

In pratica, per farsi pagare le rate del Pnrr dobbiamo scrivere progetti, fare i bandi, assegnare gli appalti. Questo processo è maledettamente in ritardo. Chi è stato assunto a sbrogliare la matassa dei fondi europei scappa scoraggiato, diretto verso il settore privato. Paghiamo la carenza di buone scuole per amministratori pubblici, regole farraginose, salari bassi, tassi di corruzione alti. E un utilizzo dello spoils system, il ricambio dei dirigenti apicali, che premia ancora una volta più le logiche di partito che quelle della continuità e della competenza. Senza Pnrr, niente crescita, E senza crescita, debito pubblico alle stelle. Occhio, l’Italia è di nuovo la grande ammalata d’Europa.

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